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USA: gli shoppers stranieri non affollano più i negozi americani, riconsiderando le loro destinazioni di vacanza

Per i consumatori mondiali, gli Stati Uniti sono da tempo più di una semplice destinazione turistica: sono una mecca dello shopping e della moda. Dalle boutique flagship della Fifth Avenue di New York ai designer outlets di California e Florida, gli Stati Uniti hanno offerto ai visitatori internazionali un potente mix di brand locali e di lusso, prezzi competitivi e una cultura di abbondanza per i consumatori. Per decenni, i turisti hanno programmato i loro viaggi in base ai saldi del Black Friday e alle opportunità di shopping tax-free, alimentando miliardi di attività economica e rafforzando lo status dell'America come potenza dello shopping. Tuttavia, con una sorprendente inversione di tendenza, il sentiment internazionale sta cambiando. I turisti provenienti da Canada ed Europa, da tempo affidabili contributori ai ricavi dei viaggi e del commercio retail negli Stati Uniti, stanno iniziando a guardare altrove. Quella che è iniziata come un'esitazione aneddotica tra i canadesi sembra essere parte di una tendenza più ampia. Anche gli europei stanno riconsiderando le loro destinazioni di vacanza. La disponibilità di voli da importanti hub come Londra e Amsterdam rimane insolitamente elevata per questo periodo dell'anno, indicando un indebolimento della domanda di viaggi diretti negli Stati Uniti. Secondo Forbes, i commercianti americani stanno registrando il calo più marcato di visitatori stranieri dai tempi della pandemia. Se questa tendenza dovesse persistere, l'impatto economico potrebbe essere sostanziale. Forbes stima che se anche solo il 30% dei viaggiatori canadesi rinunciasse a visitare gli Stati Uniti, il conseguente calo dell'attività economica potrebbe superare i 6 miliardi di dollari. I segnali di tensione sono già visibili. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha riportato che gli arrivi di turisti internazionali sono diminuiti del 12% su base annua a marzo, come pubblicato da Bloomberg. E proiezioni ancora più preoccupanti provengono da Goldman Sachs, che avverte che l'escalation delle tensioni geopolitiche e i dazi di ritorsione potrebbero innescare un boicottaggio globale dei consumatori, sia nei confronti dei prodotti americani che degli Stati Uniti come destinazione turistica. La loro stima? Un potenziale colpo da 90 miliardi di dollari per l'economia statunitense. Queste cifre arrivano in un momento in cui l'industria turistica americana era in piena espansione. Secondo l'International Trade Administration, ITA, i viaggiatori internazionali hanno speso la cifra record di 254 miliardi di dollari negli Stati Uniti nel 2024. All'inizio del 2025, le prospettive sembravano rosee, con Bloomberg che segnalava un forte slancio e aspettative di una continua ripresa. Ma il boom potrebbe affievolirsi. Una recente analisi di Bloomberg Intelligence avverte che quasi 20 miliardi di dollari di spesa retail internazionale potrebbero essere a rischio se i viaggiatori stranieri iniziassero a fare affidamento sul proprio portafoglio, scegliendo città in Europa, Asia o America Latina invece di New York, Miami o Los Angeles. Certo, gli Stati Uniti godono ancora di una straordinaria importanza culturale e commerciale. Ma in un mondo iperconnesso, il sentiment cambia rapidamente. Se si diffonde la percezione che l'America sia inospitale o politicamente tesa, consumatori e turisti potrebbero spostarsi altrove. E poiché il turismo gioca un ruolo sproporzionato nell'economia del Paese, basata sui servizi, le ripercussioni potrebbero essere avvertite ben oltre le lounge aeroportuali e le boutique della Fifth Avenue.

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